Come il progetto “Lo sport allena alla vita” cerca di allenare al cambiamento di un paradigma culturale sportivo e scolastico. Come passare da una cultura del “mi alleno per vincere e studio per il voto” a “mi alleno e studio per crescere”.
Per cultura, per condizionamenti e per semplici ragioni pratiche i genitori e i ragazzi vedono lo sport e la scuola con un pensiero rivolto al futuro anziché al presente. Lo sport e la scuola vengono intesi come un passaggio propedeutico a ciò che verrà dopo, come un mezzo per accedere ad un altro mezzo e ad un altro ancora. La scuola materna per andare alla scuola primaria, la scuola primaria per andare alle scuole medie, la classifica 4 per accedere alla 3, la 3 per la 2 ecc. ecc. Sono pietre di passaggio, basta lasciarle alle spalle una per una guardando al futuro.
Ogni passaggio è un mezzo per accedere ad un altro mezzo, ma non ha valore nel qui e ora. Con questo modo di pensare la sconfitta non diventa un momento di apprendimento, ma un momento di allontanamento dal mezzo successivo e quindi negativo. Una verifica che va male, una bocciatura, una partita di tennis persa, un torneo perso in finale, tutto va dimenticato, cancellato. Il processo, il percorso della scuola e dello sport non è vissuto come un’avventura intellettuale o un percorso di crescita della propria mentalità sportiva, ma come una specie di esercizio ritualizzato di formazione e di allenamento propedeutico a un futuro molto spesso poco definito e che, molto spesso, non si incontra mai.
In questo progetto abbiamo cercato di allenare i ragazzi a capire quanto il processo dia loro soddisfazione e gratificazione in sé e ad osservarlo al di là dei risultati, ad analizzarlo, a pensarlo giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento. In questo modo crescere e apprendere sono un esercizio di sperimentazione continua, che avviene nella gratificazione.
processo + apprendimento = crescita
Crescere significa evolvere verso una nuova persona che continuerà questo circolo virtuoso anche da adulta. Sarà una vita fatta di prove, di fallimenti, di nuove prove, ma sempre attraverso il desiderio, il piacere di essere nelle cose che si fanno. Un’evoluzione continua, fino alla fine. Per noi Life Sport Coach il successo sta proprio nello scalare la montagna in sé; non per piantarci sopra la propria bandiera, ma per respirare l’aria fresca e pura e godere la salita, la fatica, prima ancora del panorama. Scalare per conoscersi e vedere il mondo, non per farsi vedere dal mondo.
Abbiamo capito durante il nostro viaggio che per incidere maggiormente in questo cambio culturale non potevamo affrontare solo lo sport, ma dovevamo anche affrontare il tema dello studio. E così siamo partiti da una breve e semplice indagine. Il primo passaggio è stato capire come i ragazzi studiano, con quale metodo; questo è il risultato.
Il 100% dei ragazzi intervistati studia per il voto, per l’interrogazione e per venire promossi, dunque solo obiettivi risultato! Per quanto riguarda l’apprendimento, invece, il 97% dei ragazzi intervistati ha descritto il metodo di studio come segue: leggere e ripetere fino a che non si impara (a memoria). Questo processo, oltre ad essere noioso, è un processo in cui la creatività e il pensiero critico (due principali competenze di vita) sono completamente assenti, così come è assente il modo di essere di ciascun ragazzo. Tutto è omologato, piatto, arido. Il 3% rimanente ha aggiunto l’utilizzo della sottolineatura, degli schemi per ripassare e l’alleanza del papà o della mamma come persone a cui ripetere ciò che si è imparato.
Il vantaggio di lavorare nello sport è che i ragazzi e le ragazze che praticano sport lo fanno generalmente per scelta, “è il territorio che le persone con cui lavoriamo hanno scelto per esprimersi e, molto spesso, è la cosa che amano di più al mondo. Dunque è in quel contesto che tirano fuori il meglio di sé ed è questo che li aiuta ad apprendere competenze che ancora non hanno, competenze sia tecniche sia di vita, per crescere ancora e ancora fino a raggiungere l’autonomia come persone.” E’ in questo contesto favorevole che abbiamo potuto osservare i ragazzi apprendere il tennis e abbiamo potuto farci raccontare come studiano tennis proponendo loro di farlo. Abbiamo cioè proposto loro di misurarsi sullo studio di una materia che amano. Abbiamo inoltre utilizzato un percorso sperimentale, che nasce da una elaborazione creativa dei vari metodi di studio. Gli esercizi proposti sono stati sette. Partono dal metodo di studio classico, la lettura, e arrivano a quello più creativo e complesso, che è una rappresentazione sensoriale di quanto appreso.
Per ogni esercizio i ragazzi hanno risposto a tre domande. La prima e la seconda sono servite per capire se per loro era chiaro ciò che avevano letto, la seconda per capire che cosa c’è stato di divertente o gratificante in quegli esercizi. Le risposte ottenute, rielaborate e combinate con il metodo di studio di base che stanno utilizzando, ci hanno permesso di restituire loro un metodo di studio personalizzato che va sperimentato, affinato e ulteriormente personalizzato.
Il metodo che abbiamo restituito ai ragazzi al termine del progetto “Lo sport allena alla vita” è un processo e non è propedeutico a nulla, sono i ragazzi nel qui e ora che apprendono e agiscono su due leve importantissime:
- 1. l’apprendimento che vivono volontariamente o involontariamente, consapevolmente o inconsapevolmente, tutti i giorni per tutta la vita;
- 2. quando l’apprendimento genera divertimento, gratificazione ed emozione positiva alimenta l’amore per altro apprendimento.