Paradigma rispetto a HUM.US
Hum.Us è un contesto che permette un confronto tra persone e professionisti i cui valori e principi sono condivisi (per me è la prima volta). È un contesto che permette di sperimentare la leadership condivisa dentro a progetti che hanno scopo di lucro (sempre la prima volta). È un contesto che consente di riflettere e di trovare una nuova visione rispetto alla ricaduta del coaching umanistico nella società perché esso non sia solamente una professione ma un’attività che è attiva nel sociale e porti a reali cambiamenti.
Felicità
La concezione di felicità per me è totale, vivo il flow nel lavoro che svolgo, l’amore nelle relazioni personali e professionali (esempio all’interno di HUM.US), l’essere quando osservo i bambini e la natura.
Potenzialità
Mi piace pensare che come coach non ho due principali potenzialità, ma immaginare a quali potenzialità riesco ad allenare all’interno di differenti contesti. Mi piace immaginare alle potenzialità a me più ostiche, che cerco di allenare nel contesto più complesso che è la mia famiglia.
Motivazione
Le motivazioni diventano strumenti di relazione in funzione del contesto in cui mi trovo. La motivazione lo vedo come uno strumento relazionale potente che se combinato con le potenzialità perde del suo potere negativo e manipolatorio.
Tipi di allenamento: passati (competenze maturate) + futuri (aree di miglioramento desiderate)
Fino a 40 anni ho allenato quello che sentivo che riuscivo a fare al meglio, lo sport, le relazioni amicali, il divertimento e credo di aver ricevuto molto più di quanto ho dato. Da quando ho compiuto 43 anni (2009), e credo ancora per i prossimi 1 o 2 anni sto cercando di allenare nuove potenzialità che in me non risuonavano “naturali”. Dai 49 anni in poi inizierà un nuovo percorso di vita che mi permetterà di allenare al meglio gli altri e di sovvertire la formula e quindi dare molto di più di quanto ho ricevuto.
Il mio principale allenamento è stato il cambiamento attraverso la rottura (sono allenatissimo!). Nelle relazioni personali, professionali, sportive. Ho sempre sofferto la necessità di adattamento che mi veniva chiesta perché l’ho sempre sentita come un limite all’espressione del mio potenziale, e oggi posso dire che avevo ragione! Il cambiamento attraverso la rottura con i contesti allena l’autoefficacia, allena le potenzialità della saggezza e del coraggio, la perseveranza (perché quando si rompe non si torna indietro come prima), allena competenze come la capacità di elaborare nuovi progetti, la resilienza, la capacità di studiare e di rielaborare quanto si ha appreso in funzione del nuovo contesto o del nuovo progetto. Le aree di miglioramento in cui mi sto allenando sono le competenze relazionali, l’analisi della cultura di nuovi contesti, il potenziale delle persone anche quando non è sempre evidente, la capacità di sospendere l’emozione e ragionare anche quando le emozioni mi farebbero reagire nella maniera meno costruttiva. Un pensiero che deve sempre essere senza un fine materiale (non è stato così nel mio passato).
Vocazione
Se la vocazione sono passioni e attitudini credo che la mia principale passione sia lo sport e l’attitudine quella di allenare. Visto che concepisco la vita come un grande gioco in cui ci si allena quotidianamente, questa mia professione (e credo di averla sviluppata solo per il 10% del suo potenziale) mi permette di perseguire la mia vocazione.