Massari sport4life

Oggi ci tuffiamo nel mondo del canottaggio. Uno sport faticoso, molto fisico tra quelli forse più duri in assoluto. Sicuramente tra i meno famosi, se non fosse per il ricordo ancora vivo delle gesta dei fratelli Abbagnale e al tempo stesso delle telecronache diventate cult di Giampiero Galeazzi.  Eppure per fortuna c'è qualche giovane che si innamora ancora di questo sport, anche senza aver vissuto quei tempi magici. Eccoci così a Roma al Circolo Canottieri Aniene, un centro polivalente, da dove è iniziata tra l'altro la storia di Matteo Berrettini, top 10 del tennis mondiale.

Ed è proprio qui che abbiamo fatto la conoscenza di Michele Zacchilli, un ragazzo nato ad inizio millennio, il 17 gennaio del 2000e già campione italiano juniores nel 2017 con l'equipaggio del 4 con. 

IL PICCOLO GIGANTE DEL TEVERE

Un piccolo gigante nelle acque del Tevere! Michele è alto un metro e novantuno.  "Ma sono sempre stato almeno dieci centimetri più alto dei miei compagni, fin da quando ero piccolo."  E non si tratta di un dettaglio banale. "Proprio per questo mi hanno sempre inserito infatti nel gruppo dei più grandi, anche di età. Il che è stato certo un privilegio, ma al tempo stesso anche un impegno ancora maggiore da sostenere. Per essere alla loro altezza e compensare l' inevitabile minor esperienza, non c'era altro da fare se non impegnarsi ancora di più." Più facile certo raccontarlo col senno di poi, che viverlo sulla propria pelle. "Sai quante volte mi sono sentito inferiore a tutti gli altri, proprio perché, in quanto il più piccolo di età, ero considerato anche quello più scarso." Il canottaggio non è però uno sport individuale. In barca non ci sali da solo e si vince o si perde anche in funzione del lavoro di un gruppo. "Ma a me spesso dicevano che vincevo solo grazie proprio alla bravura degli altri." In ogni caso va registrato che,con i più grandi, Michele ha vinto nel 2017 i campionati italiani under 23 nell'8 con, a solo 17 anni, un risultato poi peraltro ripetuto anche nel 2019.

COLPA DI ALFREDO

Tutto è incominciato quando alcuni istruttori dell'Aniene ci hanno fatto visita a scuola per una prova di canottaggio. Quelli apparentemente più dotati venivano a loro volta invitati poi a fare qualche corso con loro. Io ed Alfredo siamo stati subito selezionati.Alfredo è un mio caro amico d'infanzia, colui che mi ha convinto ad iniziare questa avventura. Eravamo in terza media, lui ha incominciato subito a cimentarsi in questa disciplina, mentre io in realtà ho aspettato ancora un anno, quando ho incominciato il liceo scientifico, mentre Alfredo si era iscritto al classico.  Il canottaggio sarebbe dunque stato il nostro modo per poter continuare a frequentarci. Ed invece - ci racconta Michele - lui fu costretto a smettere per motivi di salute, mentre io, beh ormai avevo iniziato e fatto già tante altre amicizie.  E poi c'era sempre quella questione dell'altezza. I miei allenatori sono stati molto attenti a sostenermi fin da subito, non volevano assolutamente perdere un ragazzo, dicevano dotato, ma in realtà volevano dire così alto."

ALLENAMENTI TUTTI I GIORNI

Certo ti sei scelto uno sport piuttosto impegnativo. "In effetti. Ho fatto il conto che mi alleno 23 ore a settimana. E' come dire avere ogni settimana un giorno in meno per tutto il resto. Difficile trovare un'altra disciplina simile, forse il nuoto, quanto ad ore passate in piscina, può essere ancora più tosto. Finisco normalmente alle 6 di sera e poi si incomincia a studiare. E ti garantisco che a volte è davvero difficile trovare la voglia per farlo. Aggiungi poi che il canottaggio è uno sport, diciamo, con poca gloria. Ti fai un mazzo tanto e magari non riesci a raggiungere dei risultati importanti. E comunque è certo che non ti arricchisci nemmeno se vinci. Non esiste un riconoscimento sociale tale da poter giustificare lo sforzo che fai.  Aggiungi poi che negli anni dell'adolescenza sono cresciuto senza sapere quale fosse la differenza tra il sabato e domenica e gli altri giorni della settimana.  Peròquei momenti di smarrimento, tipici di quando si cresce, quando ti inizi a porre domande del tipo chi sei e di cosa hai veramente bisogno, io li ho colmati proprio grazie al canottaggio,che ha avuto pure un ruolo terapeutico importante, Alla fine questo sport mi è entrato talmente tanto nella testa, da diventare parte integrante della mia vita e della mia personalità."

TU SEI UN CANOTTIERE, NON FAI CANOTTAGGIO 

"E' un'osservazione che mi ripete spesso il mio mental coach Stefano Massari, che è al mio fianco ormai da 4 anni. E che rende in effetti molto bene l'idea di quale sia il mio rapporto con il canottaggio. Uno sport che mi sento, a prescindere da tutto, di consigliare e non solo a quelli alti come me. Ho  incontrato persone stupende e devo proprio a questa disciplina quello che sono oggi. Sono certo che quando smetterò mi mancherà."

SMETTO O CONTINUO

"Quattro mesi fa avevo per la verità deciso proprio di smettere. La pandemia ha influito non poco in questa mia scelta.  Mi sentivo fisicamente sempre più stanco, ero svogliato come non mai, ma quel che è peggio non mi divertivo più. Ho iniziato così a pensare solo agli aspetti negativi e mi sono domandato  perché avrei dovuto continuare, ripetendomi che in fin dei conti il canottaggio è uno sport troppo di nicchia. L' unica chance per poter pensare di tirare a campare è infatti entrare in un' Arma, nell' esercito o nei carabinieri, insomma una qualsiasi. Cosa che però non mi ha mai entusiasmato più di tanto." Quanto strano è stato non allenarti più almeno due volte al giorno? "Mi sono trovato di colpo con un sacco di tempo a disposizione. E' curioso, prima Il tempo quasi mi mancava ed ora mi sembrava di averne anche troppo.  All'inizio è stato come respirare una grande boccata d'ossigeno. Più tempo per studiare, ma soprattutto per stare insieme alla mia ragazza, che è una ex canottiera. Anche se va detto non è mai stato un problema il fatto di vederci poco. Da ex atleta lei mi ha sempre capito molto bene, anche quando alla sera sei troppo stanco per andare, che ne so, anche solo fuori a cena." 

O VINCI O IMPARI

"Ho trovato il tempo anche di leggere il libro scritto dal mio mental coach Stefano Massari." In quest'opera Stefano (che fa parte del progetto SPORT4LIFE, ndr) ha messo in evidenza tanti momenti della vita di uno sportivo. Non solo la parte che vedono tutti, quella del successo, delle luci della ribalta, ma anche in particolare le difficoltà, la sfiducia per cui passa spesso la vita di un' atleta.Un passaggio importante è stato quando mi sono imbattuto in storie di campioni che hanno smesso, perché non ne potevano proprio più. Mi si è illuminata una lampadina: ma allora è normale quello che sto vivendo. Le mie debolezze sono anche quelle di tanti altri. E così ho cominciato a rivedere l'idea di ritirarmi."  

Dobbiamo quindi ringraziare Stefano per questo ritorno sui tuoi passi. "Sicuramente ha avuto un ruolo importante, l'ho tirato letteralmente matto a furia di parlarci insieme. Ha sempre lavorato molto su di me, focalizzando l'attenzione su tutta la mia vita, anche su quella parte che esula il mondo sportivo. L'ha fatto talmente bene, che ho pure preso la decisione di iscrivermi ormai qualche anno fa a psicologia e non escludo un giorno di poter seguire le orme del mio maestro!" Michele lo dice sorridendo, d'altra parte quando parla del suo canottaggio non ci sono proprio limiti temporali."Il canottaggio è pura passione per me, mi piace parlarne anche per ore. "E tutto diventa molto chiaro, almeno a me che lo ascolto. Era davvero troppo presto chiudere questa parentesi della tua vita. "Si hai perfettamente ragione. Poi arriva un momento in cui ti accorgi che il benessere dell'allenamento non lo ritrovi più e ti inizia quasi anche a  mancare perfino tutta la fatica che facevi ogni giorno.  E riprendi pure a pensare ai bei risultati raggiunti."

LA COUPE DE LA JEUNESSE DEL 2018 IN IRLANDA 

"Rappresentare l'Italia con un equipaggio (quello del 4 senza, ndr)  tutto del circolo Aniene è stata un'emozione davvero unica." La Coupe de la Jeunesse è una competizione internazionale europea juniores, seconda per importanza solo ai mondiali e che si svolge tutte le estati, dalla prima edizione datata 1985. "Eccoci pronti per il viaggio in Irlanda a fine luglio a Cork, 260 km a sud di Dublino. Contro gli inglesi, dei veri giganti, loro sì in tutti i sensi, non certo come il sottoscritto. Un equipaggio talmente forte da gareggiare poi anche proprio ai mondiali juniores." 

Due gare, un giorno dietro l'altro. "Nella prima non c'è stato nulla da fare; troppo forti agli inglesi, con la Francia seconda e noi comunque che ci prendiamo il bronzo. Non è male, ma non eravamo del tutto soddisfatti.  Avevamo ancora un'occasione da sfruttare. In una giornata non certo ideale per gareggiare  con onde e vento a più non posso. Ma tant'è che abbiamo remato all'impazzata. I francesi li avevamo ormai distanziati di molto, ma con gli inglesi era diventato un vero testa a testa. Nessuno dei due equipaggi mollava di un solo centimetro."  Una gara degna di essere commentata dal Galeazzi delle grandi occasioni,  Michele prova comunque a sostituirsi con un racconto ricco di pathos 

"Siamo ormai in prossimità del traguardo che tagliamo praticamente insieme. Gli inglesi esultano. Ma noi sapevamo di aver dato davvero tutto. Per cui non avevamo alcun rimpianto. Tutto era ormai pronto per la cerimonia di premiazione, con la nostra barca rassegnata al secondo posto.  Si era però dovuti ricorrere al fotofinish e c'era dunque ancora una flebile speranza.Solo quando è stata issata al centro la bandiera tricolore abbiamo capito cosa stava succedendo. Gli inglesi sono scoppiati in un  pianto grande come le onde dei quel giorno e per noi è iniziata la grande festa. Tanto bella quanto ormai inattesa. E non c'è gioia più grande di vincere con i tuoi amici più stretti,quelli con cui si è remato da sempre insieme."

Giulio, Leonardo Marco e Michele: anche gli stessi Abbagnale sarebbero stati orgogliosi di voi.  "Ma lo sai che Carmine è ancora al nostro fianco e ricopre il ruolo di presidente della Federazione ormai dal 2013?  Peccato solo non ci sia stato in quella per noi epica trasferta, sono sicuro si sarebbe emozionato anche lui." Un successo vale comunque almeno una birra. "Meglio ancora se in un tipico pub irlandese rigorosamente alla salute dei nostri giganti avversari inglesi". Nella tua bacheca ci sono comunque altre belle medaglie  nella categoria under 23 due ori ai campionati italiani nell'otto, nel 2017 e nel 2019 e sempre l'anno scorso l'argento ai campionati assoluti seniores. "Ma non sono ancora riuscito a partecipare ad un campionato mondiale."

Eccolo il sogno nel cassetto

"Ho solo sfiorato la convocazione, proprio dopo aver vinto il mio primo titolo italiano nel 2017.  Sono stato chiamato per un test di valutazione in vista di una possibile convocazione. Ero particolarmente in ansia, sapevo che c'era tanta gente molto forte quel giorno insieme a me. Il disagio fu talmente grande che mi ritrovai con qualche linea di febbre. 37,2 quel che basta per non riuscire a completare il test, Sono dovuto tornarmene a casa. Tutto materiale di studio per i tuoi studi universitari. E anche di mille one to one con Stefano.  "Tutta esperienza per la mia vita di ogni giorno, ma anche per il mio essere atleta. Sempre che non ti blocchi di fronte ad un altro eventuale lockdown. "Questo è un periodo dell'anno in cui di fatto non ci si allena. Ma con l'anno prossimo non ci sarà nulla che mi potrà fermare. Sono super motivato, non vedo l'ora di buttarmi a capofitto in un altra avventura.  Mi sono dato ancora almeno un anno, che equivale a quanto mi manca per finire il mio primo ciclo di studi universitari. Mi impegnerò on la forza e consapevolezza anche di chi sa di non essere solo. Avrò al mio fianco infatti i miei genitori che da sempre mi appoggiano.

E poi, come dice Stefano, sono un Canottiere.... che ama il canottaggio, comunque vada avrò un motivo per essere contento.

https://www.rdosport.it/2020/12/15/michele-il-canottiere-che-ama-il-canottaggio/

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