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"Mi piace giocare a tennis, magari anche diventare in futuro un campione, ma senza fretta." Massimo Brambati, che da poco ha compiuto 19 anni, si è regalato la prima vittoria in un torneo Open  "A ben pensare in effetti non avevo mai vinto nulla prima. Si, da under sono stato anche tra i primi quattro della Lombardia. Ma nulla di particolarmente degno di nota." 

Massimo ha sempre tenuto un profilo piuttosto basso. "In realtà non posso nemmeno dire di avere mai giocato tantissimo. Prima la scuola, poi il tennis. Così non ho avuto troppo tempo per potermi allenare. E nessuno mi ha peraltro nemmeno mai messo pressione per farlo." Oggi Massimo ha raggiunto la classifica di 2.4  e qualcosa sta cambiando nella sua testa. Lo si vede in campo; partite che prima non avrebbe mai vinto, ora infatti le porta tranquillamente a casa. C'è un' altra consapevolezza dei propri mezzi ed anche la voglia di provare ad imboccare una strada importante.

Proviamo a mettere un po' d'ordine. A 5 anni Massimo sceglie di giocare a calcio "Ma solo perché tutti i miei amichetti lo facevano, ed infatti mi sono stufato praticamente subito. Così per la gioia di mio padre sono passato al tennis. Ogni occasione era buona, giocavamo insieme anche nel giardino sotto casa."  La sua abilità quasi naturale alle attività sportive lo ha contraddistinto fin da piccolo.

"In effetti praticare esclusivamente il tennis mi sembrava un po riduttivo, così ci ho affiancato iil nuoto, che invece piaceva tanto a mamma.  Sono stato attento a non scontentare nessuno. Fino a 11 anni ho forse nuotato più che giocato a tennis, ho fatto anche qualche garetta, mi piaceva tantissimo. I due sport si completavano molto bene, ma il tutto richiedeva troppe energie anche per me. Così ho optato per continuare solo con il tennis."

Da allora Massimo è sempre stato seguito dallo stesso maestro, Andrea Valdetara, vero faro di riferimento di un gruppo di lavoro di cui fanno parte anche Andrea Bruschi .... Carlo preparatore fisico e fisioterapista. "Valdetara mi ha fatto capire che potevo puntare a qualcosa di importante. Mi ha trasmesso la sua fiducia, senza mai mettermi pressione. Non ho mai provato ansia per una partita da affrontare." Un qualcosa sicuramente sui generis, nel mondo del tennis e dello sport in genere è difficile che la parte emotiva non entri prepotentemente in gioco.

"Chiaro che le emozioni fanno parte del mio vivere sportivo quotidiano, ma ogni cosa ha il suo giusto peso. Poi non ti nascondo che con una equipe così alle spalle delle scelte le devi fare. Ma diciamo che ci sono arrivato per gradi senza forzature. Adesso ho acquisito la consapevolezza di voler provare a raggiungere un certo risultato e di conseguenza ho cominciato a giocare tanto e tutto sta un po' cambiando. Ora mi alleno 4 volte  al giorno, con due sedute al mattino e due al pomeriggio, un misto tra atletica e tennis, per complessive minimo 5-6 ore.

L'APPROCCIO MENTALE

Nella mia squadra c'è anche Paolo Loner di Sport4life che mi aiuta nell'aspetto mentale. L' ho conosciuto in occasione di uno stage organizzato nel mio circolo (Tc Voghera, ndr) e diretto proprio da  Paolo.  Io ero il più piccolo tra i partecipanti, quasi tutti più vecchi di me di almeno 5 anni. Mi sono trovato talmente bene che ho deciso di continuare da solo un nuovo percorso, che tutt'ora fa parte integrante dei miei allenamenti. Paolo ha il merito di aver impresso una vera e propria accelerazione ai mie pensieri, indirizzandomi di fatto nella strada, che avevo appena capito di voler percorrere."

C'è un momento preciso in cui hai sentito di volere dedicare tanto spazio nella tua vita al tennis? "Non c'è una situazione precisa, ma mi sono accorto che alcune emozioni le riuscivo a provare soltanto durante un match di tennis. Una certa adrenalina, che ti fa provare delle sensazioni, che non ho  provato in nessun altro ambito con la stessa forza. E non sono sempre situazioni necessariamente positive,  ma sono tali da farmi capire che non ne posso proprio fare a meno. Senza sarei una persona diversa."

L'esperienza insieme a Stefano Travaglia  Un momento che resterà scolpito nei ricordi di Brambati sono le due settimane trascorse quest'estate a San Benedetto del Tronto, insieme al top 100 Stefano Travaglia. Cui Massimo ha fatto da sparring sotto lo sguardo vigile di Simone Vagnozzi,  il tecnico che ha accompagnato Marco Cecchinato alle semifinali del Roland Garros. Un modo per crescere e vedere al tempo stesso quanto distante sia il tennis che conta.

"Ricordo la fatica fisica e mentale del primo giorno, la paura di non essere all'altezza. Poi è iniziata ad andare sempre meglio, ho visto che reggevo lo scambio da fondo campo e sono arrivato al punto  di sentirmi quasi a mio agio. Ma che pesantezza di palla ha Stefano!  Abbiamo giocato anche qualche tie break e lì ecco che si nota tutta la differenza. Un'intensità diversa, una capacita' di lettura degli scambi ovviamente differente. Lo sapevo, ma viverlo dal vivo in campo fa parte di quelle emozioni di cui si parlava prima. Un'esperienza importante,  Stefano è un ragazzo splendido sempre disponibile, alla mano che scherza spesso."

Che giocatore è invece Massimo Brambati? "Sono in una fase di work in progress, Da metà estate stiamo cambiando un po' di cose nel mio gioco. Diciamo che fin'ora nei miei match risaltava il numero di vincenti, ma al tempo stesso anche il numero di errori, decisamente troppi. Stiamo cercando di dare più continuità e limitare i gratuiti. Rovescio bimane, con il diritto come colpo preferito. Ho più schemi in testa da seguire. "Covid permettendo nella prossima stagione conto di giocare molti tornei anche internazionali. non serve solo allenarsi, devo incominciare ad incamerare tante partite di livello per poter migliorare."

Hai qualche giocatore di riferimento? "Lo stile di Federer è ineguagliabile, ma osservo tutti i giocatori che si muovono bene a fondo campo come ad esempio Thiem e anche Zverev."

IL RUOLO DELLA FAMIGLIA

"Tutto questo non sarebbe certo possibile, senza una famiglia di riferimento alle spalle. I miei genitori sono i miei primi tifosi, se vinco sono contenti se perdo non si disperano.  Ho anche un fratello più piccolo che ama anche lui giocare a tennis. Per lui sono un po' un punto di riferimento.  E poi sto insieme ad una ragazza che mi capisce, che il tennis le piace, diciamo meglio, che strada facendo si è appassionata e che mi sta vicino.

UN RAGAZZO SEMPLICE

Una storia normale  quella di  Massimo, di un ragazzo semplice. Talmente normale da diventare particolarmente interessante. Ma attenzione queste sono soltanto le prime pagine, il bello deve ancora arrivare. La vita di Massimo magari si complicherà un po', ma siamo sicuri che niente riuscirà a cambiare il carattere di questo ragazzo,  che sta diventando un uomo, anche grazie alla sua grande passione per il tennis.

https://www.rdosport.it/2020/11/17/la-semplicita-la-marcia-in-piu-di-massimo-brambati/

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