Il bellissimo film di “ Opera senza autore” non è solamente il racconto biografico delle peripezie esistenziali del più grande pittore vivente, Gerhard Richter. E non è nemmeno solo l’acuta rappresentazione di uno spaccato storico, quello della Germania nazista e post-bellica, che è inciso nella coscienza di tutti per l’intesa drammaticità dei fatti che lo hanno caratterizzato.
Opera senza autore è soprattutto l’illuminante evocazione di un percorso di scoperta ed affermazione di un talento pittorico. Nelle sue fasi possiamo ri-leggere un processo che non è ascrivibile solo al mondo delle arti, ma a qualsiasi campo dell’agire umano. Nella sua gestazione possiamo trovare azioni e modelli di comportamento a cui ispirarci per dare luce e allenare il telento che vive in ognuno di noi.
Prima fase: OSSERVA IL MONDO CON OCCHIO CRITICO-INCURIOSISCITI
Nella scena iniziale il protagonista Kurt Barner, l’alter ego di Gerhard Richter, è ancora un bambino e si trova ad una mostra d’arte astratta con la giovane zia. Siamo nei primi anni del nazismo e la guida presente, in realtà un funzionario di partito, demonizza e contesta i principi estetici di quel genere pittorico, nella prospettiva del regime considerato “arte degenerata”. Mentre il personaggio “catechizza” il pubblico la giovane ragazza sorride e sussurra all’orecchio del fanciullo “ a me quei quadri piacciono” . Lei si chiama Elizabeth ed è la vera è propria mentore del futuro genio della pittura. Personalità forte ed estroversa, in un contesto di progressiva omologazione e indottrinamento, manifesta comportamenti bizzarri e poco ortodossi. Suona il pianoforte nuda, esprime giudizi premonitori sul futuro del nazismo, conduce il nipote ad osservare il mondo in modo aperto e libero da schematismi. Il momento più significativo è rappresentato dalla scena in cui, all’interno di un deposito di bus, ottiene che i conducenti suonino insieme il clacson, mettendosi piacevolmente in ascolto. L’invito implicito al nipote è quello di cogliere l’essenza delle cose fuori dalle loro logiche funzionaliste. La magia e la bellezza dell’esistenza vivono oltre l’utilitarismo e l’essere strumentali a qualcosa, vera e propria logica questa del regime totalitario, che sacrifica la personalità individuale all’ideologia del nazionalismo. La ragazza verrà presto individuata dallo spietato occhio del regime, internata in una clinica psichiatrica, sterilizzata e poi mandata a morire nelle camere a gas dei campi di concentramento.
Ma a Kurt rimarrà instillato nella coscienza questo principio primo della ricerca della propria vocazione: osserva la realtà che ti circonda attraverso prospettive di contemplazione diverse, cogli l’essenza delle cose, esplorando con i cinque sensi ma senza rinunciare alla tua valutazione personale, al tuo giudizio critico. Attraverso questa strada inizierai la ricerca del tuo talento personale. Attraverso questa strada Kurt si apre all’esperienza della pittura
FASE 2- APPRENDI LA TECNICA-ALLENATI FINO A DIVENTARE IL MIGLIORE
Nella seconda parte del film Kurt è un giovane studente di pittura che esplora la sua vocazione. La guerra è finita, il Nazismo è caduto e il protagonista vive nella Germania dell’Est, la nota DDR. Lo scenario artistico di quel contesto è arido e deprivato, trionfa il realismo socialista, unico genere contemplato dal nuovo rigido controllo politico. Nonostante tutto il ragazzo si impegna con grande fervore nell’apprendimento delle tecniche pittoriche, fino a diventare uno straordinario autore di murali, un affermato e riconosciuto artista della Repubblica democratica.
In questa fase Kurt sembra aver dimenticato l’invito all’unicità e alla personalizzazione della zia-mentore, ma in realtà appare chiaro che il giovane genio della pittura senta principalmente l’esigenza di raggiungere la massima padronanza e consapevolezza delle abilità necessarie per essere un vero artista.
Il questa fase si esprime il concetto di allenamento, inteso come una serie di pratiche anche routinarie ma necessarie al raggiungimento dell’eccellenza. Applicati, sii meticoloso, non rinunciare a esprimerti anche attraverso azioni ripetitive. In qualsiasi attività professione, sport o campo artistico nessun risultato può prescindere da una fase di studio strutturato.
Questo orientamento trova un riscontro nella figura dell’ ”antagonista” del giovane, il medico professor Carl Sebaand, uomo freddo e razionale, padre di sua moglie e responsabile negli anni del nazismo (senza che Kurt lo sappia) della morte della zia Elizabeth. Carl è un individuo spietato e arrivista, che passa sopra tutto e tutti, eccezionale specialista osannato dai gerarchi nazisti è riuscito a “riciclarsi” nel nuovo sistema comunista. Il motto che sta alle fondamenta del suo successo è “se vuoi sopravvivere a qualsiasi difficoltà della vita devi essere il migliore”. In lui il culto della tecnica, la maniacale precisione e perfezionismo sono però associati all’assenza di qualsiasi scrupolo morale. Nel giovane Kurt invece rappresentano solo la premessa alla scoperta di una straordinaria vocazione artistica
FASE 3- ROMPI LO SCHEMA- CERCA NUOVE VIE
Nel 1961, poco prima della edificazione del muro di Berlino, Kurt, accompagnato dalla giovane scappa dalla DDR per recarsi nella Germania occidentale. Perché lo fa? In un quel contesto culturale di omologazione e in cui l’arte è funzionale al potere, il pittore tedesco vuole aprirsi a nuove e vitali sperimentazioni. Solo così può liberarsi dalle stringenti maglie del realismo socialista, solo così può cercare l’arte oltre la tecnica. Solo “rompendo lo schema” avviene quel piccolo miracolo di unicità che rende unico un talento. Così Kurt evita Monaco e Berlino dove un ritrattista come lui potrebbe riscuotere ampi consensi e si reca a Dessedorlf, in cui l’Accademia delle arti rappresenta l’unico laboratorio vivente di arte astratta. Lì le sperimentazioni di pittura non figurativa sono portate all’estremo, capitanate dal bizzarro ed eccentrico Professor Van Varten, che spende le sue giornate di lavoro appiccicando grasso di foca sulle pareti della sua aula, circondato dallo stupore carico di reverenza dei suoi studenti.
Questa è la fase più difficile per Kurt, che deve destrutturarsi dalla sua tecnica pittorica, per trovare un nuovo linguaggio, un canale espressivo in cui intravede la possibilità di esprimere autentici significati artistici. Il giovane passa lunghe giornate improduttive davanti alla tela, prima di trovare nuova ispirazione, nuove realizzazioni pittoriche.
Sei vuoi trovare la tua identità percorsale è quella di uscire dal solco battuto dalla massa, aprendoti nuovi sentieri nel bosco dell’ignoto. L’aspetto che più affascina Kurt dell’Accademia di Düsseldorf è proprio il fatto che gli studenti d’arte sono invitati ad una ricerca personale. Si tratta di una pratica tradizionalmente poco incentivata dai sistemi scolastici e spesso poco premiata nei sistemi organizzativi. Ricordati che questo processo nella nostra società è soprattutto l’esito di una ricerca individuale.
FASE 4 ESPRIMI LA TUA ESSENZA INDIVIDUALE- SII TE STESSO
Il momento cruciale del film e sicuramente il più rivelatore è la visita improvvisa di Van Varten alla sala di lavoro di Kurt. Nel breve incontro tra i due il maestro mostra all’aspirante pittore il segreto dell’arte: esprimi te stesso perché la tua vita, la tua storia, il tuo dolore non solo altro che l’eccezionale unicità che c’è in ogni essere vivente. Kurt scopre così che il grasso di foca è il rimedio con cui Van era stato curato dai contadini russi, nemici dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale, dopo essere sopravvissuto ad un abbattimento aereo. Lì c’è l’essenza della sua storia, la sua narrazione, l’arte oltre la forma e, osservando le sperimentazioni di Kurt, il professore conclude “in quei quadri tu non ci sei”.
Allora avviene il miracolo: Kurt, con un grande atto di umiltà brucia tutte le sue produzioni e cambia nuovamente direzione. Aprendo una vecchia scatola ritrova le foto di famiglia con l’amata zia della sua infanzia. Procedendo dalla rappresentazione ritrattistica delle forme espresse in pellicola, inizia ad operare un processo di decurtazione dell’immagine per cui l’immagine dell’amore, Elizabeth viene sovrapposta al volto cupo del genero dottore e ad altre figure umane che hanno segnato la sua esistenza. Adesso Kurt ha finalmente trovato il suo stile.
Si tratta della fase determinante della ricerca di una vocazione: le tue potenzialità e la tua storia esprimono la tua essenza. Se vuoi scoprire la tua strada devi recuperare quello che il sistema e le sue istituzioni di spingono ad accantonare: la tua unicità. Ricorda quello che ti piaceva fare da bambino, i tuoi gusti di adolescente, le tue emozioni più intense di dolore e estasi, le persone che hanno segnato la tua esistenza: lì ci sono i segnali della tua vocazione. Solo attingendo a questi tesori la tecnica, lo studio, l’applicazione potranno divenire arte.
FASE 5 RIMANI TE STESSO- NON PIEGARTI AL CONTESTO
Siamo all’epilogo del film e Kurt ha raggiunto il successo: la sua opera incuriosisce pubblico e colleghi , i suoi quadri vengono esposti e venduti. Nonostante ciò la sua arte è oggetto di critiche feroci da parte di una parte consistente della critica, che non coglie il valore della sua ricerca personale. Anzi, per una paradossale beffa del destino, la sua opera viene accusata di essere priva di soggettivismo ma mera copia della realtà, appunto “opera senza autore”
Essere unico ti costerà fatica, molta più fatica di quella che comporterà l’omologarti al sistema. Kurt impiega tutta una vita per trovare il suo stile, lo fa in modo aperto al confronto con il contesto, lo realizza introiettando con grande umiltà le tecniche che gli vengono impartite. Poi, quando acquisisce ed esprime la sua identità, non viene capito.
Oggi vivi in un mondo in cui tutto è possibile, in cui chiunque può esprimere se stesso in un modo forma e luogo. Nei momenti difficili, in cui tutte le forze del mondo sembreranno ostacolarti, pensa al sorriso di Elizabeth e al coraggio di Kurt.
Coach Riccardo Spadoni