Lavoro con un gigante. Le sue gambe, dalle ginocchia in giù, sono belle ed esili come giunchi freschi e verdi e il petto e le spalle ampi come la chioma di un platano. Le sue radici scendono verso il cuore della terra – ama sia l’acqua che scorre e nutre sia il fuoco che scalda e brucia – e anche oltre, fino a sbucare dall’altra parte del mondo. Perché il gigante è un essere molto curioso, un esploratore della vita.
Il suo petto e la sua testa sono attratti dall’alto. Dal cielo spazzato dal vento e attraversato dalle nuvole, dall’aria, dallo spazio infinito dove vagano, invisibili, tutte le idee ancora mai pensate e tutte le emozioni ancora mai provate. Lui è così, un po’ filosofo e un po’ poeta e s’interroga di continuo sul senso delle cose e sulle loro magiche corrispondenze.
Il problema è quello che sta nel mezzo e che congiunge. Quello che unisce le sue lunghe radici sempre in cerca alle sue foglie e ai suoi rami protesi. Le caviglie soffrono, perché si trovano proprio lì, sono la prima fragilissima giuntura tra il mondo della terra e quello dell’aria e infatti, sistematicamente, si piegano, gemono, si spaccano. Capita anche alle ginocchia, poco sopra, anch’esse snodo tra profondità e altezza. Da quando lavoro con lui, tante volte, tantissime, i punti di incontro, i crocevia del suo corpo hanno ceduto e sono andati in pezzi. Lo hanno riportato, di continuo, a sdraiarsi sul letto e a pensare, guardando le lievi venature del soffitto, alle sue debolezze, alle sue piccole crepe e a quelle più grandi. Eppure, da quelle frenate involontarie e dolorose, ha saputo trarre la sua maggiore forza. Che è la capacità di resistere alla neve, al vento e alla grandine battente che hanno gli alberi. Resistere accettando la bizzosa volontà del destino, l’avvicinarsi, senza preavviso, della malinconia.
Pensavo, ingenuamente, che al mondo si nascesse e si morisse una volta soltanto. Invece lui mi ha insegnato, ed è uno dei motivi per cui il gigante è così grande, che si può nascere, morire e rinascere anche più volte in una sola vita.
Addirittura, più volte in una sola partita di tennis. In un solo game. In una sola folata di vento.
www.stefanomassari.com