Faceva freddo come a Roma può fare, certe sere, quando l’anno è indeciso se scivolare indietro verso l’inverno o avanti verso la primavera. Faceva freddo e le parole vagavano senza riuscire a costruire ponti tra chi le pronunciava e chi le ascoltava. Si parlava, ognuno a modo suo, di un tennista, un giovane di 14 anni, anche lui indeciso, come l’anno in corso, se continuare la sua strada in avanti, verso l’agonismo vero e proprio, oppure tornare indietro da dove arrivava, una semplice scuola tennis.
Il ragazzo, che a quella riunione tra i genitori, gli allenatori e me non partecipava, stava attraversando una profonda crisi di fiducia. Credeva di non essere più in grado, di non potere più, di avere smarrito, persino, la passione. Dunque le parole arrancavano nell’aria. Finché, d’improvviso, una domanda mise ordine in tutto quell’affannarsi. Quella fiducia che il ragazzo non ha, noi l’abbiamo? Crediamo o no in lui? Perché a 14 anni, la fiducia che hai, tanto spesso, è quella che senti intorno a te. Quella dei genitori, degli allenatori, degli insegnanti, degli adulti che contano. Rispondere di sì alla domanda era importante fino a un certo punto. Si trattava, poi, di dimostrarla quella fiducia, di farle vedere la luce del sole.
Qualche giorno dopo il tennista avrebbe dovuto giocare una gara a Monterotondo. Così saltai sullo scooter e, proprio perché non era previsto, decisi di andare anch’io. Venerdì pomeriggio, ore 17.00 circa, via Salaria. Le auto procedevano un metro alla volta e poi si fermavano a lungo, come a riflettere sul passato. Riconobbi, da lontano, l’automobile nella quale si trovavano il ragazzo e suo padre, anche lei parte di quella processione. Mi avvicinai, rallentai, mi fermai vicino al finestrino del ragazzo. Domandai, così per palesare la mia presenza, se anche loro stessero andando all’importante match verso il quale ero diretto io. Il ragazzo mi guardò, da dietro il vetro per metà abbassato. Mi riconobbe. Sgranò gli occhi, quasi si fece ancora più piccolo. Poi l’emozione tornò su, verso l’alto, allora rise.