Forse ti sarà capitato di sentire dire che il cervello è dotato di una certa plasticità. Di cosa si tratta? La plasticità in fisica è la capacità di cambiare forma. La creta ad esempio è plastica. Il suo essere modellabile dice che può assumere diverse forme mantenendole nel tempo. Il cervello pertanto può cambiare forma? Si, ma non quella fisico-visiva (com’è fatto quando lo guardiamo immerso in un liquido dentro un vaso di vetro ) ma quella della sua struttura interna.
Un vasaio, ad esempio, per modellare una sua creazione pone una certa quantità di creta sul tornio, lo fa girare e imprimendo con le mani una forza su quel “grumo” di creta gli da una nuova forma.
Come per il lavoro del vasaio dare una forma nuova al nostro cervello non significa aumentarne il volume ma riorganizzarne la struttura. Nella nostra vita questo processo creativo avviene attraverso due strumenti (che sono come le mani del vasaio) la mente e l’esperienza.
- La mente è un prodotto invisibile del cervello che ha però la capacità di modificarne la struttura e l’organizzazione. Per capire meglio immagina che il cervello sia motore di un’auto e la mente la velocità che eroga quel motore. In questa macchina straordinaria che è il nostro cervello più corri e più sviluppi cavalli, più usi le funzioni mentali e più potenzi il sistema nervoso centrale. La mente è sensazione, pensiero, intuizione, ragione, memoria e volontà.
- L’esperienza, in genere, è legata invece al fare e all’agire. Qui la intendiamo come semplice reiterazione comportamentale. Ripetere un’azione, un comportamento fino a farlo diventare un automatismo.
Perché il cervello si possa modellare bisogna però che queste due “mani” agiscano in sinergia e con la giusta forza. Il vasaio lo sa molto bene, troppa forza fa collassare la creazione, poca energia non produce alcun cambiamento evidente.
Sembrano paroloni, ma se ci pensi, quando cambi un comportamento abituale, una tua routine di fatto stai modificando una tua specifica mappa cerebrale (cioè una certa organizzazione neurale). Questo fenomeno non avviene perché te lo comanda il cervello ma attraverso una riflessione del tuo comportamento routinario, la scelta di modificarlo e la perseveranza (volontà) di cambiare.
Ti faccio un esempio. Alla sera, quando guardi la tv, ti rimpinzi di snack. Ormai lo fai senza neppure accorgetene. Un giorno però pesandoti ti rendi conto di essere cresciuto. Decidi allora di darti un freno e di non “speluccare” più fuori orario. Ti dici: “da questa sera basta snack!” I primi cinque sei gironi di astinenza sono difficili, atroci direi. Ogni volta che ti siedi a guardare la tv aumenta la salivazione e senti un irrefrenabile bisogno di mangiare (è il segnale della schema che resite al cambiamento). La pubblicità, poi, sembra cospirare contro di te: è tutta un fiorire di piatti prelibati. Ma tu ti imponi di non ascoltare tutti questi stimoli.
Ti imponi? Cosa vuol dire? Chi è che si impone e a cosa? Ecco, quella è la mente. È lei che si impone sul cervello attraverso la volontà. È lei che ti aiuta a modificare una routine che corrisponde a un certo schema cerebrale. Nel contempo più riesci a mantenere il comportamento di no snack, magari sostituendolo con un comportamento alternativo tipo bere un bicchiere d’acqua, più modelli lo schema precedente in una nuova forma. La mano destra e la mano sinistra mentale plasmano il cervello.
Esercizio:scrivi di seguito una tua abitudine che nel tempo hai cambiato o sostituito. Scrivi poi:
- cosa ti ha portato a decidere di attuare questo cambiamento. Presta attenzione a scrivere bene cosa in realtà hai pensato nel momento in cui hai deciso o che durante il cambiamento ti ha mantenuto saldo nella tua scelta.
- Quali comportamenti alternativi a quello da sostituire hai messo in atto? Riesci a ricordare quanto tempo c’è voluto prima che diventasse un automatismo? (fare senza pensarci).
Cristiano Pravdelli