Il processo di crescita umano e sportivo di un atleta è fatto di tanti anni, tanti allenamenti e tante gare. Le giornate passate sui campi sportivi, nelle palestre, nelle piscine, nei laghi o al mare ad allenarsi e a competere sono lunghissime e lentissime. La lentezza che caratterizza questo lungo processo è una perfetta armonia con il tempo al punto che le ore, i minuti e i secondi si sgranano come tante gocce di pioggia creando uno stillicidio sulla pietra segnandola per sempre. La lentezza è il segreto del processo, un lento e
inesorabile avvicinamento alla meta in cui il tempo si stira lentamente. Un lento avvicinarsi ai paesaggi sognati, che diventano lentamente familiari. Una frequentazione e una relazione costante tra atleta e sport che fa accrescere il rapporto fra loro. Ed ecco che come un profilo di un panorama che tutti i giorni l’atleta si tiene nel cuore e sogna, lentamente lo incomincia ad intravedere. Lo intravede sotto luci e colori diversi, lo perfeziona, lo precisa, lo articola e lo dettaglia. L’atleta cammina e nulla attorno a se si muove anzi è ciò che l’atleta desidera generato attraverso il processo di allenamento, che si insedia lentamente nel suo corpo. Non è l’atleta che si avvicina alla meta ma la meta che preme sempre di più nel corpo dell’atleta.