La consistenza di un sogno

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Paolo Loner ha appena scoperto di che consistenza è fatto un sogno. Un sogno che viene da lontano, e che lui non ha mai smesso di alimentare. Paolo ha 58 anni, è preparatore mentale ed ex nazionale di football americano – una vita per lo sport. Stargli vicino mentre misura questo spazio col suo passo deciso, significa vedere la sorpresa e la soddisfazione del sogno realizzato. Ci sta camminando dentro, e ancora fatica a realizzare che sia successo davvero. 

Siamo a San Martino Siccomario, alle porte di Pavia, in un capannone di mille metri quadri appena costruito e arredato. Un luogo pensato per giovani atleti che vogliono essere seguiti in modo diverso. Un centro sportivo dedicato all’avvenire.

Dalla strada si entra in una grande sala attraverso una pista da corsa di 35 metri. Intorno ci sono un campo da tennis, un’area palestra, un canestro da basket, una parete da arrampicata, una porta da calcio e pallamano, un sacco da pugilato. L’impressione, per chi arriva, è di un laboratorio rivolto al futuro. L’officina di un inventore visionario, il garage di un genio dell’informatica. Uno di quei luoghi che hanno dato vita alla storia della Silicon Valley. In effetti, il centro di Sport4Life Coach è davvero un luogo di sperimentazione. Qualcosa di mai realizzato in Italia, per cui non esistono riferimenti da prendere a esempio. Una realtà unica. «Una palestra mentale» l’ha definita qualcuno. Di certo è un posto dove si lavora con gli atleti sotto il profilo sportivo e sotto quello umano, senza mai perdere di vista la persona.

«Oggi è la puntata zero. Abbiamo i primi test seri, il primo incontro con gli atleti, l’eccitazione è palpabile» dice senza nascondere le emozioni Giacinto Gattermayer, 59 anni, l’uomo che ha finanziato questo sogno. Fautore appassionato dei valori educativi dello sport, con trascorsi nell’equitazione e nel tennis, Giacinto è un imprenditore ed è l’anima pratica di questa avventura. Ma oggi è un giorno speciale, nella sede di Sport4Life Coach inizia concretamente l’attività, e anche lui può lasciarsi andare alle emozioni: «Fosse per me, oggi starei per tutto il tempo a osservare da un angolo. Sento un coinvolgimento enorme, tutta questa energia…»

L’incontro tra Paolo e Giacinto è un incontro di competenze diverse, tasselli che compongono un percorso comune. Ed è la storia di un’affinità umana tra professionisti. 

Giacinto aveva il desiderio, forte, di fare qualcosa di diverso, alternativo alla sua attività imprenditoriale. Qualcosa che avesse un valore sociale, oltre che educativo nei confronti  delle giovani generazioni. «Qualcosa che potesse essere raccontato» sottolinea, mentre non perde d’occhio i primi atleti al lavoro, nella grande sala del centro. Impegnarsi economicamente e umanamente in un’avventura come questa era un’occasione irripetibile per soddisfare quel suo desiderio. Per lui e per Paolo, l’incontro è stato quello giusto al momento giusto. 

Si sono conosciuti nel 2022, è stata da subito un’intesa felice. Sport4Life esisteva già, ma in una forma diversa, tanto appassionante quanto faticosa. Paolo raccontava a Giacinto dei suoi andirivieni per l’Italia seguendo atleti. Gli parlava dei professionisti che lo affiancavano, come l’esperto preparatore mentale Stefano Massari. Gli confidava il sogno che aveva di dare una casa a Sport4Life Coach. Una chiacchierata dopo l’altra, per mesi. A un certo punto Paolo aveva chiesto all’imprenditore di allenarlo proprio sul piano imprenditoriale. Giacinto gli aveva risposto: «Come faccio a trasferirti quarant’anni di esperienza?» La strada doveva essere un’altra, ci aveva riflettuto. «Ce l’avevo già in animo. Gli ho detto: Ti metto in condizione di realizzare il tuo sogno. Questa cosa la facciamo insieme». Adesso Giacinto sorride, a ricordare. E aggiunge: «Quel giorno lo ricorderò per sempre». 

Quel giorno era il 19 luglio 2023, e lì si sono gettate le basi perché Sport4Life facesse un salto in avanti. Centralizzandosi, stabilizzandosi in modo da poter immaginare nuove sfide. È stato individuato uno spazio adatto alle porte di Pavia, comodissimo da raggiungere. Nell’arco di pochi mesi si sono avviati e conclusi i lavori nel capannone. Il 1° ottobre 2024 la saracinesca è stata alzata. Velocità, concretezza. I sogni devono poter essere afferrati per non restare utopie.

Tra le voci che ora rimbombano nella grande sala c’è quella di Stefano D’Agostino. Tennista del 2003, si è appena affidato ai professionisti di Sport4Life Coach per costruire il percorso dei prossimi anni. È un ragazzo dalle idee chiare, vuole scalare il ranking mondiale con metodo: sa già che la fretta non va d’accordo con lo sport, né con la vita. Dal Trentino di dov’è originario, oggi è a San Martino Siccomario per una serie di test. Esercizi, report, confronti. Verrà analizzato sotto il profilo tecnico, atletico e mentale. I professionisti del centro hanno bisogno di conoscere ogni atleta nelle sue specificità, per cucirgli sopra un allenamento personalizzato e ottenere la massima efficacia.

Stefano, racchetta in mano e sguardo concentrato, deve esercitarsi a colpire un cono arancione dall’altra parte del campo. Paolo Loner gli chiede: «In quanti colpi pensi di farcela?», «Otto» risponde lui. Poi inizia, e di colpi gliene bastano la metà. L’autopercezione inganna spesso – valutare correttamente sé stessi è forse più difficile che arrivare tra i primi cento al mondo.

Il test diventa più difficile: Stefano deve colpire bendato. Saltella scalzo sulla superficie, che è in un materiale elastico e resistente, adatto a tutte le attività di uno spazio così polivalente. Si vede che sta divertendosi. A volte impatta la palla, a volte la racchetta schiaffeggia l’aria, ma ovviamente l’importanza dell’esercizio non sta nella quantità di volte che va a segno.

Il passaggio successivo è in mano a Paolo Previde Massara, medico chirurgo che per Sport4Life Coach si occupa dei test da campo. Uno studio attento, un lavoro di precisione. Con lui Stefano proverà forza, velocità, resistenza, riflessi, circondato da telecamere e sensori che misureranno la sua condizione fisica complessiva. Più tardi, andrà a svolgere una consulenza sul regime alimentare e una consulenza di fisioterapia. L’analisi è a trecentosessanta gradi, in modo da verificare il presente e programmare insieme il futuro.

Intanto Paolo Loner attraversa la grande sala, si ferma davanti alla parete per l’arrampicata. La indica e spiega: «Non è molto alta, non è fatta per un’attività sportiva agonistica, ma non vuole esserlo, non è questo l’obiettivo: è perfetta invece per mettere l’atleta in condizione di compiere il gesto, cioè per simulare quello che si troverà a fare sulla roccia» dice. «Permette di staccarsi dal sicuro verso l’insicuro. Questo conta».

Paolo sale le scale e raggiunge il piano superiore. Un’area centrata sull’organizzazione e sul confronto tra professionisti e atleti, con uffici, una sala per eventi e anche uno spazio-libreria. 

La sala riunioni ha una biblioteca a disposizione di chiunque voglia informarsi e formarsi. Sugli scaffali, i libri rappresentano bene l’articolazione delle conoscenze alla base del progetto Sport4Life. Ci sono saggi sul coaching e il Trattato sulla natura umana di Hume, volumi di antropologia e biografie di Elon Musk e di campioni dello sport.

Seduta al lungo tavolo, la sciatrice Cecilia Pizzinato, 20 anni, illustra con entusiasmo i risultati che ha raggiunto col training autogeno a Cristiano Pravadelli, psicologo clinico, che insieme al coach Riccardo Spadoni forma l’anima intellettuale del gruppo di professionisti. Cecilia ha finalmente sentito il calore sul plesso solare, nel settimo esercizio del training: «È stata come una rivelazione» dice. Si allena da anni con Paolo, e l’ha seguito con convinzione in questa avventura. La sfida, per diventare ancora più forte sugli sci, è di essere più presente in quello che fa, senza distrarsi pensando al prossimo passo. «Dal cancelletto di partenza non guardare già alla prima porta» le dice Cristiano, «e dalla prima porta non guardare già alla seconda». Il nodo è il controllo, Cecilia deve allentarlo per migliorare le prestazioni. 

Si percepisce bene la passione di Cecilia e degli altri giovani sportivi di talento, qui dentro, come la passione di chi è chiamato a guidarli. Allo stesso modo, si capisce quanto Giacinto Gattermayer diceva nella sala al pianterreno, tra le palline da tennis che fischiavano e il rumore delle scarpe da ginnastica: «Sto facendo qualcosa per gli altri. Ci credo molto, è un investimento importante e una nuova sfida, in un contesto che mi piace. Qui formeremo nuove generazioni di sportivi e di persone». Scegliere i professionisti, allestire lo spazio, è ormai il passato. Giacinto lo sa. «Questa era la parte più facile del lavoro. Adesso inizia la parte più affascinante».

Tommaso Giagni