Allenare i bisogni propri e altrui

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Per allenare i bisogni propri e altrui è necessario prima RIconoscerli. Quante volte possiamo dire di essere consapevoli di ciò di cui abbiamo bisogno? Ma poi come si può definire il bisogno? Ho cercato il significato sul vocabolario e mi è uscita una paginata intera di definizioni. Dal vocabolario Treccani: “con valore generico, indica mancanza di qualche cosa. È di solito determinato da un complemento di specificazione (bd’ariadi lucedi soldi), ma può essere usato anche assoluto, con senso affine a «necessità»” e poi, più avanti, aggiunge “in economia e sociologia, ogni sensazione dolorosa derivante da un’insoddisfazione presente o prevista, accompagnata dalla conoscenza di mezzi atti a diminuire, rimuovere o evitare tale sofferenza, e dal desiderio di procurarseli”.

Per allenare i bisogni propri e altrui è necessario conoscerli. E la consapevolezza passa necessariamente attraverso l’ascolto. Ascoltare noi stessi, ascoltare l’Altro. Non ho ancora capito quale sia l’ascolto meno complesso tra i due, posto che se ne possa indicare uno. Mi alleno all’ascolto dell’Altro ogni giorno. Se non avessi questa capacità, il mio lavoro si ridurrebbe ad una mera prescrizione di indicazioni nutrizionali. La personalizzazione della dieta sta alla base della buona riuscita del mio lavoro. Il mio obiettivo consiste nel modificare le abitudini alimentari della persona passando attraverso compromessi, per poi riuscire a farle diventare proprie e non abbandonarle più.

Mi alleno all’ascolto di me stessa ogni giorno. Ho avuto bisogno di una guida per imparare a leggere i segnali del mio corpo, della mia mente. Si tratta di un lavoro continuo. Ogni giorno provo ad ascoltare le mie sensazioni, a contestualizzarle e comprenderle. Per aiutarmi provo a scomporre le macro domande sui massimi sistemi in domande più semplici, domande la cui risposta possa essere trasformata in azione. “Di cosa ho bisogno in questo momento? Cosa desidero per me in questo momento e cosa posso fare per ottenerlo?”. 

Per esempio a volte mi sento in disordine, nel caos. Sento il bisogno di mettere ordine. E allora comincio dallo riassettare casa (che non a caso è più in disordine di me). Poi proseguo e passo all’organizzazione del mio lavoro e della mia vita in generale. Faccio una lista che nomino “cose da fare – lavoro” e “cose da fare – altro” e scrivo tutto quello che devo fare. Aggiungo una spunta ad ogni “compito” assolto. Mi sento meglio, sento di dare un senso a ciò che faccio. 

Alla fine, è necessario fare un check per verificare di aver compreso correttamente i bisogni, propri e dell’altro, e di averli soddisfatti. La soddisfazione del bisogno è fondamentale per far sì che non subentri quel senso di frustrazione che, a lungo andare, può generare stress, incomprensioni, tensioni.  Come mi sento dopo aver messo in atto ciò che pensavo potesse essere necessario per me? Come percepisco l’Altro nei miei confronti dopo aver provato a soddisfare un suo bisogno? E’ evidente come tutto ciò richieda una comunicazione efficace, a tutti i livelli.  

Concluderei questo breve elaborato con una frase che ho letto una volta per caso “la comunicazione non parte dalla bocca che parla ma dall’orecchio che ascolta”.

Laura Polato