La creatività è un pilastro della scuola pari a quello dell’alfabetizzazione. Nei programmi formativi del sistema scolastico la creatività come potenzialità da allenare non trova spazi importanti, tendenzialmente viene relegata a pochissime attività nell’arco di una settimana e questo avviene a partire dalle scuole materne in poi. Le scuole di ogni ordine e grado in quasi tutto il mondo sono uguali nella gerarchia delle materie. In cima le scienze matematiche e le lingue, poi le discipline umanistiche ed infine l’arte. Nell’arte troviamo un’ulteriore gerarchia:

  • 1. prima vengono arte e musica;
  • 2. infine recitazione e danza, due tra le attività tra le più efficaci per allenare la creatività nei bambini.

Non esiste oggi sistema scolastico o educativo che insegni ai ragazzi la danza o la recitazione con continuità e costanza così come viene insegnata la matematica.

Prima del XIX secolo le scuole pubbliche, per come le intendiamo ora, non esistevano e furono create per venire incontro ai fabbisogni dell’industria. L’impresa nasceva con la rivoluzione industriale e rappresentava come modello il ruolo di reclusione e di disciplinamento. Nel Cinquecento esisteva una legislazione sui poveri. Invalidi, assistiti dalle parrocchie e persone in grado di lavorare erano costretti ad un’attività produttiva e punite in caso di accattonaggio, ma la legislazione rimase sostanzialmente inapplicabile per mancanza di luoghi di lavoro obbligati per i mendicanti. Con la rivoluzione industriale, la fabbrica forniva il modello di reclusione che era mancato e per il quale la legge sull’accattonaggio non venne mai applicata. Il frastuono estraneo ai normali ambienti di lavoro (la campagna o le botteghe degli artigiani), i fumi inquinati, l’inquadramento di centinaia di persone, la disciplina richiesta, il basso livello salariale e il disagio sociale assumevano i contorni del reclusorio punitivo. La prima figura dell’organigramma aziendale è il sorvegliante. Il sorvegliante doveva controllare i movimenti di tutti e sovrintendere al funzionamento dell’intero meccanismo sociale. Successivamente con l’avvento della grande guerra (1918 – 1945), avvenne lo sviluppo di massa delle imprese per soddisfare le esigenze degli eserciti in una guerra che ha visto coinvolto il mondo intero.

In questo quadro di nascita e sviluppo dell’impresa, nascono alla fine del 1800 le scuole. Le scuole nascono per soddisfare le esigenze e i fabbisogni delle imprese e rispondono a due differenti domande:

  • 1. soddisfare le esigenze e i fabbisogni dell’impresa. Formare persone che potessero al termine del percorso formativo ed educativo lavorare nelle fabbriche;
  • 2. fornire ai figli degli operari delle imprese, un percorso per ricevere una educazione e una formazione al di la di un loro futuro impiego in quella stessa azienda. Un esempio illuminante di questo esempio è la nascita della scuola Waldorf (dal nome della ditta che produceva sigarette Waldorf-Astoria), che commissionò a Steiner un progetto di educazione e formazione per i figli dei suoi operai.

L’evento critico come lo scoppio della grande guerra ha certamente creato le condizioni per uno sviluppo della scuola in direzione della prima domanda, formare le persone per le esigenze e il fabbisogno delle imprese. In questo contesto culturale si sviluppano le scuole pubbliche che dovendo formare futuri collaboratori d’azienda (a tutti i livelli) sviluppano un clima del tutto simile a quello che gli alunni avrebbero poi trovato in azienda. Un sistema educativo che funzionava secondo specifici criteri per garantire la riuscita del modello di reclusione e di disciplinamento:

  • 1. la figura del maestro o della maestra come guida autoritaria e come sorvegliante. Questa figura richiede una relazione fondata sull’obbedienza e sull’adattamento;
  • 2. premi e punizioni (promosso – bocciato, voto positivo – voto negativo, il lavoro una volta ottenuto il diploma). Agendo sulla motivazione estrinseca (il premio come spinta o la punizione come sprono in negativo per raggiungere gli obiettivi) diminuisce e alla lunga toglie la motivazione intrinseca di uno studente.

Il sistema educativo e formativo della scuola funziona ancora oggi secondo gli stessi criteri di allora, ma senza i premi che sono finiti e senza la figura del leader autoritario che non viene più riconosciuta. In questo quadro deprimente per gli studenti e per gli insegnanti vi dobbiamo aggiungere anche il depotenziamento della potenzialità della creatività. Il processo di depotenziamento della creatività nelle scuole inizia già al nido per proseguire alle scuole materne nella fase più importante della crescita del bambino/a. Nella scuola di oggi gli insegnanti che amano il loro lavoro si trovano davanti a due grandi incongruenze:

  • 1. far combaciare l’allenamento della creatività per ogni singolo alunno con il rapporto insegnante/bambini che per legge è di 1 a 30;
  • 2. l’insegnate ha un programma formativo e un tempo stabilito per erogarlo che prevede la relazione verso l’intera classe ma una valutazione finale che deve essere individuale.

Oggi il mondo è cambiato e sta ulteriormente cambiando ma la scuola in Italia no. Oggi nessun percorso scolastico è più in grado di garantire un posto di lavoro. Un tempo se avevi una laurea avevi un lavoro e se non avevi un lavoro è perché non lo volevi. Oggi non è più così, oggi devi coltivare i tuoi sogni, perseguire la tua vocazione, studiare in continuazione, combinare il tuo sapere con le tue passioni e attraverso la creatività inventarti un lavoro al di la di diplomi o di lauree. La vita stessa richiede innovazione, il ruolo dei genitori di oggi e del futuro dovrà essere inventato. Anche il lavoro richiede innovazione creativa, sarà poi il mercato e il cliente che riconosceranno le competenze e la bontà del progetto per dare continuità alla professione e non sarà più un diploma, una laurea o un albo professionale a garantire tutto questo.

La base per l’esplorazione e l’elaborazione di un progetto lavorativo, di un progetto di vita, di un progetto come genitore è la potenzialità della creatività. L’allenamento della creatività fa diventare le persone libere, libere nel pensiero e nell’azione. I bambini liberi sono bambini che crescono con la capacità di buttarsi anche quando sbagliano. Se chiedete ad un bambino un chiarimento rispetto ad una storia che sta o state raccontando anche se non ne conoscono la risposta si buttano e inventano anche quando la loro risposta potrebbe essere considerata un errore. L’errore non è uguale a creatività! Ma se non sei preparato a sbagliare nella vita non ti verrà in mente mai nulla. È attraverso la creatività e gli errori che i bambini crescono, è attraverso gli errori che imparano. Oggi il mondo degli adulti, le organizzazioni, il sistema stigmatizza gli errori. Viviamo in una cultura in cui l’errore è considerato una cosa grave. Gli stessi Maestri di vita evidenziano l’errore e lo utilizzano per valutarti dentro o fuori dai loro progetti formativi o professionali! Il fallimento in Italia è un onta da lavare e non l’indicatore di quante volte la persona ha provato a perseguire una sua strada e un modo per la valorizzazione delle potenzialità, delle forze interne e della motivazione che ha utilizzato per affrontare gli eventi critici.

Cosa succede quando una scuola non dedica tempo allo sviluppo della creatività? Che cosa accade se togliamo la creatività ad un bambino di 3 anni? Che cosa sta accadendo oggi agli adulti che non hanno mai allenato la creatività? Vivono nella paura, paura di sbagliare, paura di affrontare i cambiamenti, paura di tutto ciò che non si conosce e la paura farà restare le persone ancorate alle poche cose certe che il sistema potrà garantire, anche se queste poche cose sono nulla rispetto al suo potenziale. Con che cosa viene sostituita la creatività nella vita? Con i modelli, con gli schemi, con false verità e false certezze. Si inizia all’asilo a colorare dentro ad uno schema con uno specifico colore (tutto rosso o tutto arancione), poi si colora un modello pre stampato. È in questo preciso istante che il sistema e i suoi modelli prevaricano sulla creatività del bambino e si incomincia ad affidarsi a modelli forniti dall’esterno e meglio si esegue l’esercizio e più positivi saranno i feedback e i premi che si otterranno (voti, diplomi, attestati, certificazioni, ecc.). Non allenare la creatività in funzione di modelli imposti a cui adattarsi porta al rafforzamento della relazione di dipendenza verso le organizzazioni, vero il sistema, verso quella cultura che prevede la figura autoritaria e una relazione fondata sull’obbedienza e l’adattamento.

Che cosa farà un ragazzo o una ragazza che oggi hanno 3 anni a cui non gli viene data la possibilità di allenare la creatività quando ne avranno 20 o 30 e saranno costretti ad inventarsi un lavoro, inventarsi come genitori, creare il loro progetto di vita?

Un breve racconto che aiuta ad avvicinarsi all’idea del significato di allenare la creatività dei bambini. America anni cinquanta, in una cucina una madre sta aprendo delle lattine e ne versa il contenuto in una pentola a pressione. Suo figlio un boy scout vuole ottenere un premio come regista. Il padre gli ha comprato una cinepresa super 8. Il ragazzino ha avuto l’ispirazione di girare un film horror. Per una delle sue riprese ha bisogno che una broda vischiosa e sanguinolenta coli sgocciolando dagli armadietti della cucina. Così la madre esce, compra trenta lattine di ciliegie allo sciroppo, le versa nella pentola a pressione e prepara un intruglio deliziosamente umido, rosso e appiccicoso. Questa madre non è il tipo che dice «va fuori a giocare; non voglio quella roba in giro per casa». Non è solo accondiscendente: dà briglia sciolta al figlio, permettendogli di trasformare la casa nei suoi studios cinematografici, lasciandogli spostare mobili e sistemare fondali. Lo aiuta a fare i costumi e recita nei suoi film. Quando il ragazzo vuole girare una scena nel deserto, la madre lo accompagna con la jeep nella sua spedizione. Molto tempo dopo la madre ricordava di aver raschiato per anni, dalla credenza della cucina, i resti di quella scena con l’intruglio rosso sangue. Il nome del figlio? Steven Spielberg.

Hanno scritto che se tutti gli insetti sparissero dalla faccia della terra oggi, l’essere umano si estinguerebbe in meno di 50 anni, ma se tutti gli uomini sparissero dalla terra la natura rifiorirebbe. Dobbiamo allenare alla creatività nostra e dei nostri figli perché questo permetterà di ripensare ad un futuro migliore, per pensare e creare una società nuova fondata su nuovi paradigmi che partono dalla persona e da ciò che è come individuo unico attraverso un nuovo concetto di vita fondato sulla sobrietà. Dobbiamo ritrovare il senso della creatività. Dobbiamo partire dai bambini per allenarli alla creatività, a sognare affinché possano affrontare il loro futuro. Noi quel futuro non lo vedremo ma loro si e abbiamo il dovere di aiutarli ad affrontarlo per farne qualche cosa di migliorativo.

La creatività è la facoltà dell’essere umano di produrre nuove idee per migliorare la vita.

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