Allenarsi fuori dall’area di comfort è un allenamento complicato e inizia dalla testa. Uno dei motivi per cui è complicato, oltre alla pigrizia della nostra mente, è anche per una serie di miti e di paradigmi che vanno sfatati. I miti e i paradigmi che elencherò sono il risultato dell’osservazione sul campo di centinaia di atleti da parte del team Sport4Life. Ma vediamo quali sono.
- “Massimo risultato con minimo sforzo”. Retaggio culturale che proviene dalla scuola. Studiare il minimo indispensabile può funzionare per raggiungere una promozione, ma non per eccellere nello sport.
- “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova”. Passare dal conosciuto allo sconosciuto è un salto a cui pochi sono allenati. Nello sport replicare ciò che si conosce potrebbe non essere sempre funzionale. Per passare da un allenamento accettabile ad un allenamento consapevole è necessario superare la paura del non conosciuto, dell’errore, della perfezione, del controllo di ciò che si conosce.
- “Le mie abilità sono limitate geneticamente e posso arrivare solo fino a qui”. A questo riguardo vale la pena leggere il libro “La biologia delle credenze” di B.H. Lipton che da maggior risalto al valore alle nostre credenze che non al DNA.
- “Se non funziona, sforzati di più”. Aumentare l’impegno e la durezza degli allenamenti non cambia i risultati. Il ciclista Chris Froom aveva deciso in un momento della sua carriera di allenarsi a ciclo continuo. Allenarsi, mangiare, dormire e di nuovo allenarsi ignorando del tutto il passaggio dal giorno alla notte e viceversa. Ha resistito una settimana poi è crollato ed ha capito che oltre a non produrre risultato non era salutare.
Per sfatare questi e altri miti è necessario ancorarsi al primo passaggio necessario per migliorare la performance di un atleta. Il primo passo è abbandonare la prassi consueta e l’allenamento accettabile che è quell’allenamento che porta un atleta ad avere una buona performance ma non è sufficientemente strutturato e specifico per puntare all’eccellenza. Per cui il primo sforzo è abbandonare questo tipo di allenamento per costruire un allenamento consapevole(1) attraverso il quale generare una nuova routine virtuosa. L’allenamento consapevole offre un punto di vista diverso dal classico allenamento e cioè che “chiunque può migliorare ma con il giusto approccio”. Se non migliori non è perché ti manca il talento ma è perché non ti applichi ed eserciti nel modo giusto. Il lavoro di un allenatore affiancato da un preparatore mentale è individuare quale è questo modo giusto di allenarsi prendendo in considerazioni il livello tecnico e atletico ma anche le peculiarità della persona e dell’atleta.
Cambiare metodo di allenamento e routine all’interno di un processo di allenamento non significa ricominciare daccapo, significa proseguire in modo diverso. Il segreto dell’allenamento consapevole è trasformare l’allenamento in apprendimento continuo, trasformando la pratica in riflessione e la riflessione in nuova pratica. Trasformare la pratica in riflessione significa individuare al termine dell’allenamento cosa hai imparato e cosa hai imparato di te oggi. Trasformare la riflessione in nuova pratica significa cambiare il successivo allenamento grazie alle nuove conoscenze apprese. Questo ciclo virtuoso praticato in maniera incessante si trasformerà nel tempo in nuova routine, una routine virtuosa fondata sul miglioramento continuo.
Anche i professionisti del team Sport4Life lavorano secondo questo metodo. Nel team ogni professionista si applica imparando dall’allenamento e dal lavoro continuo, condividendo ciò che di nuovo acquisisce con tutti i membri del team.
CoachLoner
(1) Su cosa è un allenamento consapevole puoi leggere l’articolo http://sport4lifecoach.com/index.php/blog/188-semplice-allenamento-no-grazie-allenamento-consapevole-di-paolo-loner