"Agli occhi degli atleti e degli allenatori con cui lavori vali quello che sono disposti a pagare per avere il tuo allenamento!" Questo è ciò che alcune sere fa sera un collega e amico di cui ho grande stima personale e professionale mi ha detto mentre discutevamo del rapporto tra lavoro svolto con passione e denaro. Per una vita ho fatto lavori che non mi piacevano e per quelle prestazioni mi sono fatto pagare. Ora che faccio una cosa che mi piace e che amo è difficile lavorare e impegnarsi tenendo l'attenzione sul guadagno economico perché la tensione è di lavorare a prescindere e so che è sbagliato.
Valutare economicamente il mio lavoro, il mio servizio è una cosa difficile e complessa perché devo tenere presente tre fattori:
- il mio guadagno deve restare in armonia con il mio concetto di economia etica;
- il progetto di lavoro (Sport4Life) dal quale ne nascono i servizi, ha un valore e una ricaduta sociale;
- il mio servizio erogato attraverso il Metodo Sport4Life deve essere disponibile a tutti.
L'ultima cosa che voglio è che atleti, genitori e allenatori con cui lavoro oppure ho lavorato, pensino che sia una questione di soldi. Mi è chiaro che il lavoro non pagato nella nostra cultura non ha valore, il dono non viene riconosciuto. Le persone sono disposte a pagare cifre importanti per un'ora di lavoro con un professionista ma quando un servizio analogo lo ricevono gratuitamente non hanno le competenze per valutarlo e quindi molte volte con semplicità lo considerano un servizio di serie B. Spesso la domanda che mi viene rivolta in queste situazioni è: "dove è il tuo interesse nel fare questo a titolo gratuito?" Come se un professionista quando non chiede denaro in cambio di un servizio deve per forza essere un disonesto che manipola le persone per interessi personali.
La cosa di cui vado molto orgoglioso è che mi sono allenato negli anni a lavorare rispettando i percorsi e i processi anche senza il riconoscimento economico. Questa disciplina mentale è un allenamento di grande valore a cui ogni professionista dovrebbe dedicarsi. Ma sul concetto di volontariato scriverò in un secondo momento spiegando che cosa allena un professionista attraverso questa attività.
Quindi quale è l'approccio da tenere con le persone, che ti permette di stipulare un accordo di lavoro per cui in cambio di un servizio seguirà un riconoscimento di danaro? Quali sono le regole per fare in modo che il valore economico pattuito non sia il solo feedback da analizzare, ma anche la qualità del lavoro svolto, ciò che vive, pensa, migliora in modo consapevole la persona nel corso del processo di allenamento? La mente come agisce quando ci sono i soldi di mezzo? A mio avviso malissimo, ho conosciuto negli anni maestri (anche non di sport) perdere il senno e il senso del loro lavoro e del rapporto con le persone dal momento in cui il piano del ragionamento si spostava sul piano economico, clienti capaci di gestire soldi altrui ma incapaci di gestire i propri, ecc.ecc. A queste domande e perplessità ho provato a rispondere rifacendomi in modo creativo alla teoria della "mente bio-psico-sociale" del professor Benini. Così ho pensato a tre approcci mentali che le persone utilizzano quando si rapportano attraverso i soldi.
Ecco le tre menti e come si manifestano nelle diverse modalità.
1. La mente del bisogno. I soldi servono per mangiare, bere, avere un tetto sotto cui dormire, vestiti che ti coprono d'inverno e d'estate. Si tratta di un rapporto con il denaro per sola necessità e sussistenza.
2. La mente del piacere. I soldi servono per comprare tutto ciò che a una persona piace. Una mente che opera solo per se, per il proprio benessere e per il proprio piacere. La conseguenza di questa mente è la situazione attuale, una ricchezza nelle mani di pochi.
3. La mente dell'io e noi. I soldi servono per migliorare il rapporto relazionale tra me e gli altri mantenendo un piano alla pari senza creare differenze e status economici. I soldi servono per permettere a me e agli altri di entrare in contatto attraverso un progetto che abbia un valore sociale e che sia accessibile per tutti.
Il buon equilibrio mentale nel rapporto con i soldi, che chiamo economia etica, è la facoltà di utilizzare tutti e tre i livelli di mente a seconda del momento, delle situazioni e dei contesti. Una mente non equilibrata resta quella che rilega la persona ad un solo ed unico rapporto con il danaro per esempio solo “bisogno”, solo “per se” o solo “sociale”.Allora riformulo la frase iniziale con cui ho iniziato questo articolo, ossia:
“Agli occhi degli atleti e degli allenatori con cui lavori vale il valore sociale del tuo lavoro che sono disposti a pagare perché sanno che attraverso i soldi verranno generati altri progetti aumentando il valore sociale del progetto a cui loro stessi stanno attingendo".
Pago per qualcosa che è generativo perché non muore dopo che mi è stato dato. In quest’ottica il dono sta nel potenziale generativo non nel lavoro concreto qui e ora che faccio con te. Viceversa se compro un servizio fine a se stesso, acquisto una cosa senza vita.
CoachLoner
Caro Paolo, la tematica è veramente centrale e attualissima. Personalmente credo che l'umanità abbia raggiunto le più alte vette di creatività nel pensiero, quando il lavoro intellettuale era svincolato da aspetti economici. Penso a Socrate, alle scuole filosofiche dell'antica Grecia, ma anche la poesia della scuola siciliana, Dante ecc...Il denaro devia le motivazioni delle persone e finisce per limitarne la libertà. Per questo oggi, in un sistema in cui tutto è economico la sfida è non perdere di vista la nostra autorealizzazione e i nostri sogni, convivendo con un modello in cui tutto viene misurato con il denaro. A questo dobbiamo abituarci, contro questo possiamo incidere per migliorare il sistema. A mio modo di vedere il lavoro di volontariato gratuito non solo non viene compreso dal pubblico ma rischia di ledere il valore professionale della nostra attività nel momento in cui finisce per " contare di meno" di tutto il resto che invece è a pagamento. Faccio un esempio. Un fenomeno di questi tempi è quello che vede persone con poche risorse di denaro comprare macchine, cellulari, vestiti, oggetti di divertimento di alto valore economico. Le finanziarie hanno capito il gioco e lucrano su questo bisogno. Non è rendendo gratuiti i libri che porteremo queste persone nelle librerie. Li porteremo quando riusciremo a mostrare loro l'importanza di un testo per il loro miglioramento umano. Allora anche l'investimento economico avrà un senso.
Il coaching assumerà una dimensione sana quando avremo migliaia, milioni di persone che si presentano alle sessioni e coach che lavorano a tariffe "sociali", come avviene ad esempio in Brasile dove tutti vanno dallo psicologo pagando un tariffa adeguata alle loro possibilità.
Grazie mille Paolo per l'interessantissimo spunto.
Riccardo Spadoni